Perché un conto deposito non conviene più come in passato?
Strumento di investimento molto popolare, un conto deposito può essere considerato alla stregua di un conto corrente ma, in questo caso, remunerativo ed in grado quindi di garantire un rendimento fisso. Nel 1991 la ING Direct in Canada fu la prima a lanciare un conto deposito, con l’intento di offrire al mercato un prodotto che garantisse rendimenti elevati e che eliminasse tutte le infrastrutture del sistema bancario.
Grazie ad internet, la sua diffusione divenne capillare, arrivando fino ai grandi player dell’industria. Negli ultimi anni ha perso quel valore innovativo che l’aveva caratterizzato all’origine. Strutturato in modo da essere legato alla strategia di investimento e al contesto macroeconomico, garantisce elevati rendimenti solo se le banche aumentano i livelli del rischio. Per questo motivo, molti istituti che si basavano sui conti depositi sono stati fortemente colpiti dalla crisi finanziaria del 2008.
I conti deposito, per offrire rendimenti annui sicuri, chiedono dei vincoli sul ritiro delle somme depositate che vanno da 3 fino a 60 mesi. Il capitale è al riparo da qualsiasi oscillazione di mercato. Ma i rischi non mancano: anche se i depositi sono garantiti fino a 100.000, in caso di fallimento dell’istituto la quota è garante per i solo depositanti e non per ogni singolo deposito. Quindi, andrà divisa fra tutti i conti attivi. Poi c’è anche l’inflazione che potrebbe far calare il valore reale di un patrimonio, soprattutto per i conti deposito con vincoli fino a 60 mesi.
Se, durante la crisi e con il tasso di inflazione basso, molti risparmiatori si buttarono sui conti deposito a breve termine, attualmente non è così. L’inflazione è prevista in crescita ed i tassi d’interessi sono bassissimi. Queste sono le ragioni per cui, allo stato attuale, sono diventati meno allettanti, concetto che si rinforza se si vanno ad esaminare i rendimenti dei migliori conti deposito, i quali non sono in grado di abbattere l’inflazione.
Quindi, bisogna iniziare a considerare valide alternative per un investimento a lungo termine, mantenendo possibilmente intatta la prospettiva di ottenere rendimenti notevoli. Lo stesso investimento diretto potrebbe essere un’alternativa flessibile: controllo diretto e totale dei risparmi e disponibilità degli stessi in ogni momento in assenza di vincoli particolari.
Ma quali sono tali alternative? Premettendo che tutto dipende dalla volontà del risparmiatore, i fondi comuni come gli ETF (Exchange Traded Funds) sono appetibili grazie alla loro continua crescita. Poi c’è l’ultima frontiera rappresentata dalle criptovalute: anche se il loro valore, soprattutto quello del Bitcoin, è calato parecchio negli ultimi periodi, rappresentano comunque uno strumento in cui investire una piccola somma e senza particolare impegno.